Wednesday, 21 March 2018

Giovedì 14 Marzo: sul giornale.Nel distretto pakistano di Muzaffargarh una ragazza di 18 anni, è stata condannata al "Beye" giudizio che nella tradizione pakistana corrisponde allo "stupro di gruppo".Questa la crudele punizione perchè? Perchè il fratello di lei aveva osato avere una relazione con una donna della tribù di altissimo livello. Si parla della decisione presa da un giudice ella tribù, appartenenti alla tribù Mastoi. Ha ordinato che fosse violentata la figlia in ritorsione all'insulto causato da suo fratello di 11 anni dopo essere stato visto da varie persone che accompagnava una ragazza della tribù Mastoi da uno di più basso livello di tribù un Gujar. Gli esecutori dello stupro di gruppo sono quattro uomini, membri della tribù a cui appartiene il padre della ragazza e lo zio. Una volta eseguito, hanno detto testimoni dal pubblico, che la ragazza viene messa su una piattaforma in mezzo a una folla di persone che conta oltre un migliaio di persone. Il padre della ragazza è poi costretto a sedersi in prima fila a guardare il processo dello stupro. Dopo di che ha preparativi per l'attuazione del crimine: quattro uomini si sono avvicinati alla ragazza, che tremava di paura e vergogna, i primi due uomini le strappano i vestiti di dosso fino a lasciarla completamente nuda, e poi ha inizia il processo: lo stupro, che non ha preso più di mezz'ora. La ragazza verrà violentata a rotazione dai quattro uomini, uno per uno. Nessuno li ferma. Una volta finito, hanno lasciato la vittima davanti a casa sua nuda, di fronte a una folla di persone. Tutto questo nonostante l'appello di perdono da parte del padre, chiesto ripetutamente ai capi tribù Mastoi. Il padre gli si è rivolto dicendogli che sì, suo figlio aveva fatto un errore perchè troppo giovane per capire le usanze. Quindi pregò di risparmiargli la figlia questa punizione crudele. Ma le autorità del villaggio hanno insistito sullo stupro della figlia, secondo le usanze tribali. Questo rinomato sistema tribale del Pakistan, che perseguita i suoi membri per i loro crimini in questa maniera criminale, opera indisturbata al di sopra e al di fuori dell'autorità pakistane e della legge pakistana. Per riferimenti a questo fatto: http://www.bbc.co.uk/news/world-south-asia-13163169 http://it.wikipedia.org/wiki/Mukhtar_Mai Fa rabbia e paura questo articolo. Ma quanti ne abbiamo sentiti a oggi? E di quante donne che hanno subito questo destino vi ricordate? Ci avete pensato oltre il "che rabbia, li vorrei uccidere!"? Vi è venuto in mente qualcosa di più costruttivo? Vi ha cambiato la vita? Quanti di voi si informa di più oltre il leggere l'articolo che vi gira qualcun* su fb? Poco fa leggo il commento arrabbiato e rattristito di un amico, Ibrahim, su facebook che finisce così: "siamo bestie e bestie rimaniamo!". Io credo bene allora di incoraggio come posso nel mio provare dolore, e così gli rispondo : "Direi che è incorretto sostenere per tutti che "siamo bestie e bestie rimaniamo"". Perchè? persone come me e te sono profondamente diverse da questi criminali. Quasi fossimo geneticamente diversi e progrediti verso una comprensione dell'umanità sempre più ampia, responsabile e universale. Queste persone invece pare che siano quasi un errore della natura. Ma poi mi dico no la natura non fa errori. Loro sono il risultato di una umanità abbandonata e sepolta, dove il valore di una persona è molto molto minore a quello che viene dato a una capra di solito. Allora noi Ibrahim, siamo persone che ci si stringe la gola a leggere queste cose. Noi siamo persone che il nostro tempo libero cerchiamo di usarlo per migliorare la vita di donne e uomini, e anche degli animali che ci circondano per alleviare il loro dolore... Noi siamo quelli che non facciamo finta di niente ma lottiamo. La colpa è anche delle autorità locali e internazionali, le prime perchè troppo spesso adottando una politica di "non intervento" nelle usanze sull'argomento DONNA (che siano universalmente ritenuti crimine verso l'umanità o di tortura), le seconde perchè non fanno niente, e spesso lo ritengono sia fuori della loro "giurisdizione" monitorare o indagare.Quindi mantengono un silenzio stordente,che peggior crimine del SILENZIO non esiste. DOVE SONO LE NONNE, LE MAMME, LE SORELLE, LE AMICHE DI QUESTE RAGAZZE CHE VENGONO VIOLATE? Perchè, dico, perchè non si ribellano? Esiste forse istinto maggiore di una mamma che protegge la propria creatura? SE INVECE STANNO IN SILENZIO QUESTE DONNE, SONO ALLORA COMPLICI, AL 100%. Forse non è così? Se il padre ha messo le criminali leggi prima dell'importanza che dovrebbe avere la sua figlia, l madre non dovrebbe proteggere la sua figlia? DOVE SEI MADRE? DOVE SEI SORELLA? DOVE SEI ZIA? Devono spezzare la catena, dire NO. Sono addolorata per questa ragazza, e penso alle mie sorelle. Come sono addolorata per le migliaia di donne che soffrono ogni secondo nel mondo per mano dei loro affetti prima ancora che per mano dell'estraneo per strada! Ci vogliono più uomini accanto alle donne che lottano per le loro sorelle e mamme e nonne in giro per il mondo. Perchè se perdiamo anche la compassione, non so cosa diventeremo. Di sicuro nè bestie nè umani. Non si può più tacere. E' reato. E non si può neanche limitarsi a parlarne facendo conferenze, che poi la gente spesso dimentica. Bisogna fare di più. Molto di più. "La violenza non ha nè razza,classe, religione nè nazionalità, ma ha un genere" denuncia la scrittrice statunitense Rebecca Solnit nel suo articolo "La guerra contro le donne".


Giovedì 14 Marzo: sul giornale.Nel distretto pakistano di Muzaffargarh una ragazza di 18 anni, è stata condannata al "Beye" giudizio che nella tradizione pakistana corrisponde allo "stupro di gruppo".Questa la crudele punizione perchè? Perchè il fratello di lei aveva osato avere una relazione con una donna della tribù di altissimo livello. Si parla della decisione presa da un giudice ella tribù, appartenenti alla tribù Mastoi. Ha ordinato che fosse violentata la figlia in ritorsione all'insulto causato da suo fratello di 11 anni dopo essere stato visto da varie persone che accompagnava una ragazza della tribù Mastoi da uno di più basso livello di tribù un Gujar. Gli esecutori dello stupro di gruppo sono quattro uomini, membri della tribù a cui appartiene il padre della ragazza e lo zio.

Una volta eseguito, hanno detto testimoni dal pubblico, che la ragazza viene messa su una piattaforma in mezzo a una folla di persone che conta oltre un migliaio di persone. Il padre della ragazza è poi costretto a sedersi in prima fila a guardare il processo dello stupro. Dopo di che ha preparativi per l'attuazione del crimine: quattro uomini si sono avvicinati alla ragazza, che tremava di paura e vergogna, i primi due uomini le strappano i vestiti di dosso fino a lasciarla completamente nuda, e poi ha inizia il processo: lo stupro, che non ha preso più di mezz'ora. La ragazza verrà violentata a rotazione dai quattro uomini, uno per uno. Nessuno li ferma. Una volta finito, hanno lasciato la vittima davanti a casa sua nuda, di fronte a una folla di persone. Tutto questo nonostante l'appello di perdono da parte del padre, chiesto ripetutamente ai capi tribù Mastoi. Il padre gli si è rivolto dicendogli che sì, suo figlio aveva fatto un errore perchè troppo giovane per capire le usanze. Quindi pregò di risparmiargli la figlia questa punizione crudele. Ma le autorità del villaggio hanno insistito sullo stupro della figlia, secondo le usanze tribali. Questo rinomato sistema tribale del Pakistan, che perseguita i suoi membri per i loro crimini in questa maniera criminale, opera indisturbata al di sopra e al di fuori dell'autorità pakistane e della legge pakistana.

Per riferimenti a questo fatto:

Fa rabbia e paura questo articolo. Ma quanti ne abbiamo sentiti a oggi? E di quante donne che hanno subito questo destino vi ricordate? Ci avete pensato oltre il "che rabbia, li vorrei uccidere!"? Vi è venuto in mente qualcosa di più costruttivo? Vi ha cambiato la vita? Quanti di voi si informa di più oltre il leggere l'articolo che vi gira qualcun* su fb?

Poco fa leggo il commento arrabbiato e rattristito di un amico, Ibrahim, su facebook che finisce così: "siamo bestie e bestie rimaniamo!".
Io credo bene allora di incoraggio come posso nel mio provare dolore, e così gli rispondo :
"Direi che è incorretto sostenere per tutti che "siamo bestie e bestie rimaniamo"".

Perchè?
  1. persone come me e te sono profondamente diverse da questi criminali.
    Quasi fossimo geneticamente diversi e progrediti verso una comprensione dell'umanità sempre più ampia, responsabile e universale. Queste persone invece pare che siano quasi un errore della natura. Ma poi mi dico no la natura non fa errori. Loro sono il risultato di una umanità abbandonata e sepolta, dove il valore di una persona è molto molto minore a quello che viene dato a una capra di solito. Allora noi Ibrahim, siamo persone che ci si stringe la gola a leggere queste cose. Noi siamo persone che il nostro tempo libero cerchiamo di usarlo per migliorare la vita di donne e uomini, e anche degli animali che ci circondano per alleviare il loro dolore...
    Noi siamo quelli che non facciamo finta di niente ma lottiamo.
  2. La colpa è anche delle autorità locali e internazionali, le prime perchè troppo spesso adottando una politica di "non intervento" nelle usanze sull'argomento DONNA (che siano universalmente ritenuti crimine verso l'umanità o di tortura), le seconde perchè non fanno niente, e spesso lo ritengono sia fuori della loro "giurisdizione" monitorare o indagare.Quindi mantengono un silenzio stordente,che peggior crimine del SILENZIO non esiste.
  3. DOVE SONO LE NONNE, LE MAMME, LE SORELLE, LE AMICHE DI QUESTE RAGAZZE CHE VENGONO VIOLATE? Perchè, dico, perchè non si ribellano? Esiste forse istinto maggiore di una mamma che protegge la propria creatura? SE INVECE STANNO IN SILENZIO QUESTE DONNE, SONO ALLORA COMPLICI, AL 100%. Forse non è così? Se il padre ha messo le criminali leggi prima dell'importanza che dovrebbe avere la sua figlia, l madre non dovrebbe proteggere la sua figlia? DOVE SEI MADRE? DOVE SEI SORELLA? DOVE SEI ZIA? Devono spezzare la catena, dire NO.
Sono addolorata per questa ragazza, e penso alle mie sorelle. Come sono addolorata per le migliaia di donne che soffrono ogni secondo nel mondo per mano dei loro affetti prima ancora che per mano dell'estraneo per strada!

Ci vogliono più uomini accanto alle donne che lottano per le loro sorelle e mamme e nonne in giro per il mondo. Perchè se perdiamo anche la compassione, non so cosa diventeremo. Di sicuro nè bestie nè umani. Non si può più tacere. E' reato. E non si può neanche limitarsi a parlarne facendo conferenze, che poi la gente spesso dimentica. Bisogna fare di più. Molto di più.

"La violenza non ha nè razza,classe, religione nè nazionalità, ma ha un genere" denuncia la scrittrice statunitense Rebecca Solnit nel suo articolo "La guerra contro le donne".

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