"Dove vai?"
"Germania. Alcuni amici mi hanno detto che la situazione è meglio. Basta che non mi faccio controllare le impronte digitali e non li mostro i miei documenti. Andrà tutto bene."
Il mio amico Isak partiva da Verona 1 mese fa. Isak è un rifugiato eritreo. L'ho conosciuto a Ottobre 2013. Gli ho dato una mano facendogli da interprete quando andava al CIR per avere informazione su come avere assistenza come rifugiato. un posto dove dormire. Ma le cooperative prevalentemente aiutano chi è in attesa di un documento, i richiedenti asilo. Una volta che hanno lo status di rifugiato sono fuori. In mezzo alla strada. Isak, 24 anni, è realista, non è arrivato per un sogno di benessere in Italia. Lui era di passaggio, ma l'accordo di Dublino non permette che questi richiedenti asilo possano raggiungere i propri cari in altri Stati membro. Isak sapeva che se le autorità tedesche avessero controllato le sue impronte sarebbe stato deportato, di nuovo a Verona, la città dove se solo dai soldi a mendicanti o barboni le autorità minacciano di mettere una multa fino a 500 euro. Isak è di Asmara.
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Panoramica di Asmara - Eritrea |
Isak, con altri amici rifugiati, arriva a Verona ad Ottobre da un campo di prima accoglienza. Riceve subito il suo documento. Biglietto pagato e qualcuno gli consiglia Verona, città ammirata e visitata da migliaia di persone ogni giorno. Turisti che ovviamente non sanno invece della parte di città sofferente. Perché dovrebbero. Li guardo passarmi davanti ferma alle fermata dei bus e mi chiedo" se fossi una turista verrei a Verona?" Io di sicuro no. Io non sono una turista a Verona. Conosco i suoi lati marci, mese dopo mese. I diritti dei cittadini e non, sempre più poveri e invisibili sempre più schiacciati. Per me la bellezza di una città non è nelle sue mura ma nel come tratta i suoi abitanti. L'aria politica che si respira a Verona è di certo poco simpatizzante verso i rifugiati, migranti o rom che siano. Ma di certo neanche le cooperative sono di un "policy" migliore. Si è detto molto e fatto poco. Ma a sentire i responsabili di progetti (finanziati da fondi europei) la colpa è sempre dei rifugiati, "poco stabili e poco volenterosi". Pretendere che imparino la lingua in pochissime ore di lezione.
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Panoramica di Verona - Italia |
"lo vado in Germania, e vediamo cosa mi dicono". Provo a fargli cambiare idea, ma poi io cambio idea. Cosa gli posso promettere qui a Verona? Un altro tirocinio pagato miseramente senza vere prospettive di assunzione, manco part-time? Sarebbe una presa in giro. E loro sono stati presi in giro da abbastanza tempo. Corsi di formazione costano fino a mille euro e nessuno è disposto a trovare finanziamenti così costosi per dargli una vera professionalità: pizzaiolo, OSS. Professioni che davvero gli darebbero una possibilità. Piuttosto le realtà che vincono appalti a nome loro preferiscono fargli qualche pacchetto di corso di lingua italiana, poi dopo mesi di nulla, tirocinio a pagamento per qualche mese e poi il nulla. Intanto l'operatore, lo psicologo, la cooeprativa hanno comunque uno stipendio grazie a questo rifugiato.
" Speriamo bene Eden, dehan" ovvero fa niente, pazienza.
Ci sono tanti rifugiati a Verona, eritrei etiopi. Sono donne e uomini. Vivono tra dormitori e centri diurni. Mesi, anni delle loro vite senza stabilità. Vivono la Verona che non vorrei: degrado, abbandono, non presa in carica, inconstanza e rifiuto.
Prossima tappa: centri altri di accoglienza Germania o Svezia, chissà. E si ricomincia con la vita da rifugiati, senza fissa dimora.
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