
Nasce nel 2009 seguendo quello Primo Marzo francese di una giornata di sciopero dei lavoratori immigrati La giornata del Primo Marzo, giunta nel 2013 alla sua IV edizione, offre un rinnovato momento di impegno e di lotta contro sfruttamento e razzismo: una mobilitazione di migranti ed autoctoni per affermare la dignità dell’essere umano, il diritto alla libera circolazione, il valore del meticciato.
Il primo sciopero degli stranieri, avvenuto nel 2010, ha segnato un passo importante nella lotta per i diritti dei migranti e per il riconoscimento del carattere multiculturale della nostra società. Da allora, sono nati in tutta Italia tanti comitati Primo Marzo che in questi quattro anni sono riusciti a coinvolgere associazionismo, politica ed istituzione.
La Legge Bossi-Fini – fucina di clandestinità, ricatti e oppressione – ha dimostrato da tempo di essere del tutto fallimentare; ma gli esecutivi che si sono succeduti non hanno neanche ventilato l'ipotesi di nuove norme quadro sull'immigrazione, perseverando in una politica securitaria, discriminatoria ed escludente. La Rete Primo Marzo chiede una nuova legge organica sull’immigrazione, che costruisca uno status giuridico per i migranti più forte e più certo, e cioè paritario, non punendo le vittime del sistema, ma i veri sfruttatori, in particolare perseguendo attivamente il caporalato e la tratta
La campagna L’Italia sono anch’io ha promosso una proposta normativa per garantire i diritti di cittadinanza e il diritto di voto amministrativo agli stranieri residenti. L’impegno sinergico della Rete Primo Marzo, di sindacati, associazioni e partiti ha permesso la raccolta di migliaia di firme, dimostrando la sensibilità dei cittadini e mettendo ulteriormente in luce quello che da anni viene denunciato: il razzismo in Italia non sempre è una mala-pianta spontanea; più spesso è seminato dall’alto, sotto forma di leggi, atti amministrativi e propaganda. Siamo di fronte, insomma, al razzismo istituzionale, denunciato dal video La legge (non) è uguale per tutti e da un omonimo dossier di prossima pubblicazione realizzati dalla Rete Primo Marzo.
L’esempio più lampante del razzismo di Stato è certamente quello dei CIE. La campagna LasciteCIEntrare, che la Rete Primo Marzo ha promosso in collaborazione con molte realtà associative, ha recato finalmente luce su questa realtà occultata. La chiusura di tali luoghi è e rimane l’unica soluzione accettabile. Affinché i cittadini possano far sentire la loro voce è stata attivata la petizione online L’Italia è migliore senza i CIE. L’appello che viene lanciato è il riconoscimento riconoscimento del diritto di tutti gli esseri umani alla libera circolazione, come stabilito dalla Carta Mondiale dei Migranti e dall'istituzione della Global Migrant Action del 18 dicembre.
La portavoce della Rete attuale eurodeputata italo-congolese Cécile Kashetu Kyenge, presente venerdì 1 marzo a Firenze nell’incontro che vede unione di istituzioni, associazioni, partiti politici e società civile per un confronto sull’"Emergenza nord Africa" e sabato 2 marzo a Modena al presidio in Piazza Matteotti. Per il 2013, la rete Primo marzo sostiene attivamente l’appello lanciato da Melting Pot Europa sulla questione "Emergenza nord Africa" e si mobiliterà in alcune città per chiedere garanzie e prospettive di futuro per i migranti fuggiti dalla guerra e rifugiati in Italia.
La Rete aderisce, inoltre, allo sciopero del 28 febbraio e 1° marzo, che prosegue il 13 e 14 marzo, indetto dalla Funzione Pubblica Cgil per la rivendicazione dei diritti dei lavoratori del Centro Identificazione ed Espulsione (CIE) di Modena che da mesi sono senza stipendio, pur rimarcando che il proprio obiettivo resta quello della chiusura di queste strutture.
Fonti
- https://www.facebook.com/primomarzostranieri
- http://radiovocedellasperanza.it/a-tu-per-tu-con-la-rete-primo-marzo-2/#fvp_ITAFI_IMMx_20140301_a-tu-per-tu-con-la-rete-primo-marzo_03_01_2014,29s
- http://www.cospe.it/cospe/uploads/notizie/allegati/appello_rete_primo_marzo_2013.pdf
03/03/2013 19:25
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